FINANZA &MERCATI

 
 
 
Il recupero dei crediti
Lehman Brothers
 
HOME DEL DOSSIER
Cronaca

Analisi

Voce ai lettori

Lehman, il crack dei record

dal corrispondente Mario Platero

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
16 settembre 2009

NEW YORK - Wall Street resta in stato di shock: gli sviluppi inattesi, epocali, del fine settimana, hanno prodotto un trauma emotivo oltre che finanziario che non sarà superato facilmente. Il fallimento di Lehman Brothers e la vendita di Merrill Lynch, due sviluppi che fino a domenica mattina nessuno avrebbe pronosticato, restano un'astrazione nella testa di molti. Eppure i portoni di Lehman, serrati dai cavalli di frisia, sono lì a dimostrare che da ieri tutto è cambiato.

L'ex titano di Wall Street ha già licenziato la quasi totalità dei 25.000 dipendenti in tutto il mondo. Gli uffici sono stati chiusi a Londra, a Francoforte, a Tokyo, a Madrid, a Milano, una delle piazze più importanti del gruppo. I seimila dipendenti europei già a casa. E allora, cosa succederà? Non c'è dubbio che la caduta di Lehman è la cosa che ieri ha di gran lunga influito di più sulla psicologia del mercato: una reazione a catena? Una nuova crisi di liquidità? Un effetto domino improvviso? Uno Tsunami che spazzerà via i pochi rimasti sani? Ieri mattina a Wall Street si diceva di tutto. Ma le autorità che domenica hanno freddamente sacrificato Lehman in mancanza di un accordo soddisfacente, sapevano bene quel che stavano facendo.

Il vantaggio di aver segnato una linea di demarcazione netta in nome del "moral hazard", dell'azzardo morale, l'aver incoraggiato Merrill ad andare tra le braccia di Bank of America, la costruzione di un apparato sistemico che dovrebbe dare degli sbocchi in caso di nuove difficoltà, hanno segnato una svolta nella gestione della crisi. E a fronte del sacrificio di Lehman si è scommesso che il mercato lunedì mattina non sarebbe crollato. E difatti, per tutta la giornata le perdite dell'indice Dow Jones sono state attorno ai 200 punti. Poi in chiusura un avvitamento finale, meno 4,42%. Forse nel pomeriggio ci si rendeva conto che un fallimento di Lehman non sarebbe rimasto senza conseguenze per i creditori e per i clienti rimasti con il cerino in mano.

Le carte per il fallimento erano state state portate in tribunale ieri mattina: con la documentazione in ordine, presentata dall'avvocato Harvey Miller di Weil Gotshal & Manges, il giudice ha approvato le procedure di amministrazione controllata per la Holding Company in base all'articolo 11 del codice fallimentare americano. E la grande banca d'affari prestigiosa e antica, ha chiuso i battenti ed è uscita formalmente di scena a Wall Street nella mattinata di lunedì 15 settembre 2008. L'"investment banking", che da solo rappresentava un fiore all'occhiello: sparito. Gli "specialist" al Nyse: spariti. Si fa molta fatica a pensare che un pezzo di storia americana - Lehman Brothers era stata fondata nel 1850 per finanziare la produzione e la distribuzione del cotone - sia svanito in un fine settimana perché non ci si è messi d'accordo sul prezzo. Ma è andata così. Quei pochi che sono rimasti ieri al lavoro per organizzare la vendita delle attività di bilancio migliori, quelle che fanno capo alla gestione e ad alcune attività di private equity e alle sussidiarie fuori dalle procedure fallimentari sanno di avere anche loro i giorni contati.

Il pezzo pregiato Neuberger Berman andrà all'asta, forse porterà 8 miliardi di dollari:«ti richiamo perché ho il liquidatore in linea…» dice ansioso uno dei banchieri di Lehman con cui abbiamo parlato ieri. Le ricostruzioni del giorno dopo ci dicono che Barlcays Bank ha ricevuto domenica pomeriggio una telefonata perentoria dalla Banca Centrale Inglese: «Non avete i parametri per accollarvi un'operazione di questo genere…». Forse è stata una telefonata propizia. Barclays voleva anche delle garanzie federali che il Tesoro, per "una decisione politica", non ha più voluto dare. Ieri ci si è resi conto che Lehman ha un'esposizione debitoria per 613 miliardi di dollari. Chi paga? Quali sono le istituzioni esposte? Per ora sappiamo che la banca giapponese Aozora ha dato 463 milioni di dollari che non rivedrà più, una sussidiaria di Citi perderà 273 milioni di dollari, la Mizuho Bank, 382 milioni di dollari. Lehman ha anche elencato attività patrimoniali per 639 miliardi di dollari, ma di queste, forse il 40%, forse più sono prive di valore.

Non c'è dubbio che il fallimento è molto peggio di quello di Drexel Burnham Lambert, l'ultima grande bacarotta americana che chiuse alla fine degli anni Ottanta. Allora si trattò di una caso isolato. Oggi con Lehman sparita, non è ancora sparito il rischio di un effetto domino. Anche il segretario al Tesoro Hank Paulson ha ammesso ieri che ci vorranno molti mesi per uscire dalle secche di liquidità, «ma ce la faremo», ha detto.

16 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-